Il tema centrale del romanzo è il suicidio assistito, ovvero quella facile via d’uscita di cui parla il titolo.
Ci troviamo in una città in cui, grazie alla legislazione, in alcuni ospedali hanno iniziato a strutturare un reparto dedicato per accompagnare alla morte alcuni pazienti dalla salute ormai totalmente compromessa. L’accesso a questa procedura però richiede diversi colloqui (volti a confermare il desiderio di morte del paziente) e conferme: gli infermieri non devono influenzare i pazienti in merito alla decisione.
Evan è un infermiere proprio di questo reparto, dalle prime pagine apprendiamo che il compito di Evan era quello di valutare gli assistenti a contatto con i pazienti, e che per la prima volta ha un ruolo centrale nella procedura.
Grazie al punto di vista di Evan – ironico, riflessivo – ci vengono presentati i diversi aspetti etici e morali che ruotano intorno al suicidio assistito: può una procedura valutare veramente il desiderio di una persona? Chi includere e chi escludere nel programma? E così via.
Il dubbio si riflette anche nelle azioni del protagonista, che da una parte diventa partecipe di un gruppo che aiuta i privati a suicidarsi con il nembutal e a mascherarlo come collasso, e dall’altra si trova a dover gestire la madre – affetta dal morbo di Parkinson – che desidererebbe morire in caso di peggioramento della malattia.
Evan trova delle risposte (nel suo passato, grazie a amici e amanti) ma il romanzo giustamente lascia dietro di sè una serie di domande a cui è difficile dare una risposta univoca e certamente giusta.
Ringrazio l’editore per avermi fornito la copia necessaria per scrivere questa recensione.
* The Easy Way Out by Steven Amsterdam ★★★☆☆
*Ho letto questo libro in inglese