La gita di mezzanotte

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La gita di mezzanotteLa nonna è all’ospedale. Mary, sua nipote, le vuole molto bene, ma è dura per lei andarla a trovare. Durante le visite la nonna dorme quasi sempre e Mary sa che la sua vita è prossima alla fine. Un giorno, tornando da scuola, Mary incontra una donna misteriosa, dall’immagine sfuggente. Si chiama Tansey e aiuterà Mary ad accettare l’inevitabile, accompagnando lei, la madre e la nonna in un’ultima, gloriosa, avventura di mezzanotte. Dopo “Il trattamento Ridarelli” e “Paddy Clarke ab ah ah!”, un romanzo che attraversa le barriere del tempo e racconta la vita e la morte in ogni loro aspetto più profondo: ora ironico, ora strano, ora… naturale. E lo fa con un garbo e una freschezza unici, nei dialoghi perfetti, sfiorando il fantastico, attraverso gli occhi di una ragazza che sta diventando donna. Un libro commovente, dal sapore agrodolce, che ha per protagoniste quattro generazioni di donne: una celebrazione dell’amore e della perpetuazione degli affetti familiari nel momento dell’addio, alla scoperta di quel bambino che rimane per sempre in tutti noi, non importa se sul nostro volto sono già comparse le prime rughe.

Il concept del romanzo non è certo una novità: da Ghost a Ghost Whisperer la storia del fantasma che torna per chiudere un conto in sospeso ci è già stata raccontata in tutte le salse. A fare la differenza in questo caso è l’autore: Doyle è bravissimo. Stile scorrevole e una scrittura intrisa di quell’ironia malinconica che lascia gli occhi un po’ lucidi e un sorriso sulle labbra (giusto gli ultimi capitoli cedono troppo al sentimentalismo secondo me). Tre generazioni di donne, figlia, madre e nonna, tutte all’inizio o alla fine di un percorso, unite dall’amore reciproco. E poi lei, la bisnonna fantasma, con il suo messaggio di speranza dall’aldilà: non c’è da temere, alla fine sarà tutto meraviglioso. Intendiamoci, è la solita vicenda di formazione, ma proprio per questo fa sempre piacere rileggerla, specialmente se a scriverla è qualcuno con del talento. Doyle, come già detto, per me ne ha molto.

Roddy Doyle trad. Alessandro Peroni, La gita di mezzanotte, Salani