Il cavaliere inesistente di Italo Calvino

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Spesso ci affanniamo a cercare letture internazionali dimenticandoci a volte dei grandi nomi del nostro passato.

Di Calvino ho letto molto anni fa, ma una rilettura ogni tanto non può fare che bene: crescendo cambia il modo di interpretare quello che si legge e un nuovo senso delle cose fa la sua comparsa.

Grazie alla Gara d’Autore su Goodreads (a breve nella sua seconda edizione) ho avuto modo di rileggere “Il cavaliere inesistente”, romanzo della cosiddetta trilogia degli antenati (insieme a “Il barone rampante” e a “Il visconte dimezzato”) ; ai tempi non era il mio preferito, adesso invece l’opinione è cambiata e mi fa piacere condividerla.

Il cavaliere inesistente

Riprendendo i temi dei valorosi eroi delle crociate (che Calvino stesso aiuta a interpretare nella sua rilettura dell’Orlando Furioso) lo scrittore crea un cavaliere perfetto, così eccellente e preciso – con la corazza sempre immacolata come il suo animo – da non esistere.
E così abbiamo una corazza vuota, sostenuta solo dalla forza di volontà e dall’ideale in una guerra fatta da corazze piene di uomini spinti da desideri più terreni, il mangiare, il bere, le donne e piagati dalla pigrizia e dall’imperfezione.
“Il cavaliere inesistente” è un romanzo in cui all’apparenza segue la disillusione: Rambaldo brama la vendetta del padre con gesta eroiche e si scontra con la burocrazia della guerra, Torrismondo ammira come ideale l’ordine dei cavalieri del Graal per poi scontrarsi con una realtà improbabile, lo stesso Agilulfo appare come un cavaliere senza macchia quando in realtà è un non-uomo, come non-uomo, ma in modo differente, è lo scudiero assegnatogli dal re.
Attorno al cavaliere si muove un mondo imperfetto di cui Calvino sottolinea le incongruenze con ironia e di cui ne smonta le apparenze: forse le virginee dame non sono così caste, i cavalieri così immacolati e i paesani così sottomessi.

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Il cavaliere inesistente by Italo Calvino ★★★★★